E’ noto come l’ultimo decennio sia stato, e sia tuttora, connotato da una significativa stretta creditizia. Le cause sono risapute, così come non parrebbero sussistere dubbi circa la persistenza, quand’anche non l’intensificazione, cui il fenomeno sembrerebbe destinato. Ciò nonostante, risultano complessivamente pochi gli operatori economici che acquisiscono, sorvegliano, valutano e gestiscono le molteplici indicazioni che i sistemi di informazione creditizia sono in grado di fornire.
Le informazioni, si sa, sono forme di conoscenza formalizzate. Qualsiasi organizzazione necessita di una moltitudine di informazioni. Quelle rilevabili dall’archivio della Centrale dei Rischi di Banca d’Italia, così come, più in generale, dal variegato mondo che costituisce il cosiddetto Sistema di Informazione Creditizia (SIC) costituiscono un “biglietto da visita” dell’impresa, del professionista, ma anche del privato consumatore, il cui contenuto informativo apparirebbe molto più chiaro e aggiornato dello stesso bilancio d’esercizio e della dichiarazione dei redditi. Ciò in quanto gli automatismi e la continuità temporale che connotano le informazioni forniscono e garantiscono una rappresentazione dinamica dell’attività economico-finanziaria esercitata.
Se, infatti, il bilancio d’esercizio e la dichiarazione dei redditi rappresentano due “fotografie” annuali dell’impresa, il sistema informativo della Centrale dei Rischi garantisce un vero e proprio “filmato” dell’impresa, una nitida rappresentazione degli strumenti finanziari, nonché dell’esposizione dell’interessato verso banche e intermediari finanziari, puntualmente dettagliata e costantemente aggiornata. Le informazioni contenute in Centrale dei Rischi condizionano non solo le opportunità di accesso al credito, ma anche le relative condizioni (importi, tassi ecc.). Ove adeguatamente organizzati, i dati possono fornire indicazioni in merito alle modalità di utilizzo degli affidamenti, nonché a rischi, criticità e costi che avrebbero potuto essere evitati.
Ne deriva che oggi, come e più che mai, risulta ineludibile la conoscenza e la gestione degli aspetti procedurali e dei flussi informativi rinvenibili dalla Centrale dei Rischi, così come il ricorso alle forme di tutela per il caso di errate o illegittime segnalazioni.
Se, pertanto, trattasi di uno strumento di cotanta rilevanza, ci si chiede perché siano nel complesso pochi gli operatori (imprese, professionisti, enti, privati ecc.) che si approcciano proattivamente con lo strumento, che risulta, nella sostanza, ai più “sconosciuto” a livello operativo.
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